Forse, fagocitati dall’enorme universo Marvel, che sta avendo anche tanta risonanza a livello cinematografico, non tutti i giovani italiani sanno che il nostro Paese è ricchissimo di tesori nascosti nelle fumetterie. Tanto per citare il più famoso dei nostri eroi di carta e inchiostro, Dylan Dog è un prodotto completamente Made in Italy!
Ma accanto a lui c’è anche Tex, e con lui nel selvaggio West, c’è anche un uomo, dalla maglia rossa come la tuta di un super eroe, ma con il fisico da uomo vero, forte ma credibile, che in questi giorni sta godendo di un revival incredibile, merito del cinema che fa da cassa di risonanza, ma anche di un pubblico, piccolo ma attento, che accoglie di buon grado il rispolvero di antiche glorie. Stiamo parlando di Zagor, uno dei personaggi più amati del fumetto italiano.
E’ nato agli inizi degli anni Sessanta, e ora come allora desta simpatia e amore perché è si un uomo vero, ma ha un nome che ricorda il difensore degli oppressi per eccellenza (Zorro), vive in una foresta (quella di Darkwood) come Tarzan, ha un simbolo di riconoscimento, una scure, quasi a ricordare il mitico Martello del collega della Marvel Thor. E a dispetto di quello che si può immaginare, Zagor riesce ancora ad incantare i lettori, anche quelli di “primo pelo”, con una crescita nelle vendite che sembra così in controtendenza in questo periodo dominato da dei, eroi, alieni e superpoteri.
Il leggendario Sergio Bonelli, sotto pseudonimo di Guido Nolitta, creò Patrick Wilding, alias Zagor, insieme a Galliano Ferri. L’idea era quella di creare uno “spirito con la scure”, quello che nella lingua degli indiani del fumetto si chiama “Za-gor-te-nai” (da cui Zagor). E dall’unione della fantasia di Bonelli con la matita svelta e leggera di Ferri, sulle scogliere di Recco, nacquero la maglia aderente con il simbolo dell’aquila, la scure, la foresta di Darkwood, nacque Zagor.