. httpv://www.youtube.com/watch?v=ehusOyLWgA8
Di come vendere la propria mamma e vivere felici con una tutina da Wonder Woman.
Che audacia, che grinta! Questa Terry De Nicolò è proprio una vera Bad Girl. E me lo vedo già il merchandising, le t-shirt con i suoi aforismi accanto a quelli di Mae West (quella delle Cattive Ragazze che se ne vanno dappertutto, mentre le Buone, bèh quelle se ne stanno in Paradiso a fare la calzetta) o del Libanese (il roccioso Pierfrancesco Favino, protagonista della serie sulla Banda della Magliana, un “idolo contro”). Una cosa un po’ coatto_chic tipo “La bellezza è un valore e se tu sei racchia e fai schifo te ne devi stare a casa”. Che finezza di espressione. Una vera Cortigiana alla corte del nostro Esteta Imperatore. È la Natura che li accomuna, per cominciare ad introdurre il Darwinismo sociale da leone e gazzella della pubblicità che alla Signorina Terry piace tanto. Ma non vorrei fare di tutta l’erba un fascio… oops, no, forse è meglio di no, potevo evitare l’equivoca espressione.
Ovvio che di carne messa sulla griglia ce n’è tanta, ma io che sono femmina mi incaglio più facilmente su un paio di riflessioni, lasciando leoncini, pecorelle, orsacchiotti e tarantini ad un’altra occasione.
Prima di tutto la Signorina Terry denuncia un fatto evidente ai più: che qualunque donna, ma dico proprio qualunque, correrebbe pur di essere presentata alla corte del Re Sole di Palazzo Grazioli. E confesso che questa “verità” mi ricorda tanto, in versione 2.0, mitologie di qualche decina di anni fa. Un balcone, ad esempio, e un profilo volitivo. Simboli oggi sostituiti da un più tecnologico trapianto di capelli e da party neroniani alla Lino Banfi. Non sto a contraddire la Signorina Terry, pare sicura di sé, forse ha commissionato dei sondaggi.
E poi ci sono La Bellezza, L’Invidia e il Potere (qui l’indice degli ascolti si impenna). Ma no. Non cascherò nel tranello di confondere la Sana maledetta Invidietta verso una donna più bella di me (e non ho detto “sana” tanto per dire, eh?) con l’Invidia per quello che la signorina decide di fare con la sua “Bellezza”. Sono due invidie diversissime, non è che girano sempre a braccetto.
Da una parte sta l’ansia della piccola Cozza che teme di fare tappezzeria al gran galà del Mondo, dall’altra la scalata (o le velleità di scalata) al POTERE. E dei suoi simboli. Che ognuno interpreta secondo l’immaginario che preferisce. E tenendo fermo il fatto che il POTERE (gradirei una risata alla Vincent Price in sottofondo) non è sempre cosa orrenda, rimane che tra il piccolo, onesto imprenditore, semplice e buono, e il TEMIBILE CORROTTO INDUSTRIALE (altra risata per favore) di cui la Signorina T parla, c’è tutto un universo in mezzo e non sto nemmeno a polemizzare, che ho poco tempo e devo andare a fare la spesa.
In ogni modo il mondo è pieno di donne bruttine che nel POTERE ci sguazzano essendoselo conquistato da sole. Scienziate, donne di politica, amministratrici delegate, segretarie, attrici, mogli. E non è che devono dare giustificazione scritta a nessuno. La sensazione è che la Signorina Terry, o chi le ha scritto le battute, ci prendano per scemi così da perdere tempo ad argomentare difese scritte di cose che sono ovvie. Oppure siano (la Signorina T e i suoi ipotetici amici) così sfacciati da lanciarsi in un’apologia di reato di nuova generazione, travestendola da puntata di Quark: Darwin si rivolterebbe nella tomba. E mi immagino le serate a discutere di Filosofia della Morale a Palazzo Grazioli: è vero, in una cosa concordo con la Signorina Terry, se una vuole vendere la sua mercanzia e qualcuno gliela compra niente in contrario, lo facciamo tutti, tutti i giorni, in modi diversissimi. È commercio. Ma da qui a teorizzare l’evoluzione della specie verso l’eliminazione del più debole ci passa il tunnel sulla Manica.
Preferisco tornare un momento alla faccenda della Bellezza: ovvio che
E poi questa cosa che “Se tu vuoi 20.000 euro al mese ti devi mettere sul campo e ti devi vendere tua madre, mi dispiace ma la penso così.” Chissà cosa le dispiace poi, dispiacerà a sua mamma, forse, ma magari pure no. E deve essere da qui che nasce tutto.
La Signorina Silvani