Spesso, dopo la laurea, i giovani si trovano a dover affrontare il mondo del lavoro senza esser guidati da nessuno. Si è soliti cominciare con un tirocinio presso un’azienda di propria conoscenza, oppure tramite annunci su Internet.
Una volta messa in ordine la parte dei documenti, davvero rognosa, arriva il momento di presentarsi in azienda e sperare di trovare un ambiente adeguato alla propria formazione.
Inizia così la conoscenza del proprio tutor personale, che segue lo stagista lungo il periodo previsto. E qui cominciano i problemi… Purtroppo non sempre il tutor assegnato, per questioni aziendali interne (tipo di assunzione dell’impiegato, mansione che svolge nell’azienda, orario di lavoro che copre), è quello adeguatamente preparato per formare.
Partendo dal presupposto che insegnare è la cosa più difficile al mondo, è importante per un tutor mettere mano alla propria coscienza e cercare di preparare un programma da svolgere con il tirocinante.
Personalmente, mi sono trovata due volte in questa situazione e per entrambi i casi non ho ricevuto il supporto che mi aspettavo. Ho imparato poco perché le aziende sono sempre gelose del loro modo di lavorare e fanno in modo di dare il minimo indispensabile. Se non fosse stato per la mia curiosità e il mio dono “dell’ubiquità”, non avrei ascoltato determinati discorsi e non avrei colto certi particolari importanti ai fini di una formazione lavorativa.
Sono pochi i casi in cui tutor e stagisti lavorano fianco a fianco, affinché la formazione si traduca in una successiva assunzione. Soprattutto ora che la crisi è incalzante.
Difatti non esiste più il datore di lavoro che, a fine stage, regala una piccola somma al ragazzo come segno di ringraziamento per l’aiuto dato in azienda. È importante saper “sfruttare” le proprie risorse, ma allo stesso tempo coinvolgerle nell’ambiente di lavoro in modo che possano sentirsi a proprio agio.
Negli ultimi anni, invece, il fenomeno dei tirocini è solo un modo per non stipulare contratti, risparmiare e avere uno staff sempre numeroso. Ci sono società che reggono il loro successo proprio sui giovani, peccato che questi giovani dopo tre o sei mesi debbano tornarsene a casa con la solita etichetta di disoccupati.
Il mio consiglio: prima di iniziare un tirocinio stipulate delle convenzioni con centri specializzati gratuiti, come Sportello Stage, che vi tutelino sia a livello assicurativo che morale. Diffidate di persone che vi chiamano per stage non registrati, gratuiti e persino molto lunghi. Infine fatevi rilasciare un attestato di frequentazione dello stage come lettera di referenze da allegare al vostro curriculum.
Articolo sacrosanto. Purtroppo gli stage hanno dato il via ad uno sfruttamento a tappeto delle risorse lavorative, specie quelle più giovani ed in grado di apportare novità di idee e di iniziative in ambienti spesso “vecchiotti”. Hai ragione quando dici che è proprio la paura a causare l’atteggiamento chiuso o finto collaborativo dei “tutor”. A questo punto secondo me ci sono due strade: 1- rifiutare gli stage da sfruttamento (a meno che non si parli dell’azienda dei nostri sogni, dove solo entrarci è un guadagno”; 2- mettersi insieme ed in proprio. Ma diamolo un bel calcio nel sedere alla vecchia scuola e facciamoci le ossa a sto punto! Mi rendo conto che la seconda ipotesi è difficile, ma la stanchezza verso questi meccanismi triti e ritriti, ne sono certa, porterà a un risultato positivo. Almeno spero!
Articolo sacrosanto. Purtroppo gli stage hanno dato il via ad uno sfruttamento a tappeto delle risorse lavorative, specie quelle più giovani ed in grado di apportare novità di idee e di iniziative in ambienti spesso “vecchiotti”. Hai ragione quando dici che è proprio la paura a causare l’atteggiamento chiuso o finto collaborativo dei “tutor”. A questo punto secondo me ci sono due strade: 1- rifiutare gli stage da sfruttamento (a meno che non si parli dell’azienda dei nostri sogni, dove solo entrarci è un guadagno); 2- mettersi insieme ed in proprio. Ma diamolo un bel calcio nel sedere alla vecchia scuola e facciamoci le ossa a sto punto! Mi rendo conto che la seconda ipotesi è difficile, ma la stanchezza verso questi meccanismi triti e ritriti, ne sono certa, porterà a un risultato positivo. Almeno spero!