Tempo di crisi, società scontenta, futuro incerto. Problematiche, queste, che purtroppo oggi accomunano tutti noi, a partire dall’adolescente che tenta di capirci qualcosa e dal giovane neolaureato – o non più tanto neo – che sgomita per un contratto di almeno “tre mesi”; fino ad arrivare al professionista di cinquant’anni licenziato o costretto a reinventarsi di continuo. E, come se non bastasse, a rincarare la dose un nutrito gruppo di storie che sto sentendo con le mie orecchie proprio in questi giorni e che sono accadute a persone molto vicine a me. Storie, appunto, di precaria follia.
La prima storia è quella di Francesca (nome fittizio), una donna di 47 anni che ha deciso di fare il grande passo. Sposarsi? No, lavorare in una multinazionale come agente di commercio. E fin qui nulla di male: peccato che Francesca, in realtà, sia una creativa, una pittrice, una illustratrice. Francesca a 18 anni guadagnava 3.000.000 di Lire al mese. Francesca, oggi, ha buttato via i suoi sogni per “portare a casa la pagnotta”, mentre guarda con rabbia l’angolo buio del suo armadio dove ha riposto i suoi pennelli.
La seconda storia è quella di Christian (nome fittizio), che ha un contratto di stage presso un’azienda dello spettacolo. Christian ha 28 anni e ha sempre lavorato, anche durante i suoi studi, grazie alla costanza nel cercare lavoro e mettersi in gioco. Adesso è disoccupato, dopo che il suo capo ha deciso di tagliare un po’ di spese superflue: lui, la servitù…
La terza storia riguarda Gerome (nome fittizio), un ragazzo francese che lavora in Italia. Nel giro di 6 mesi Gerome si è trasferito in una nuova città, ha preso casa ai prezzi e nei modi di una grande città, ha curato il sito francese di un noto portale italiano. Oggi Gerome ha dovuto abbandonare il sito francese, rischia di essere licenziato nonostante ne curi uno altrettanto importante in italiano (che parla come un madrelingua) e sta per perdere anche la casa. Forse sta pensando di tornare in Francia.
L’ultima storia (per ora, purtroppo) riguarda Riccardo, un giornalista che lavora in un’agenzia, persona schietta, sicura di sé e molto precisa sul lavoro. Un giorno decide di aiutare un collega in difficoltà per un problema sorto in agenzia. Viene licenziato per negligenza verso le sue mansioni, perché “tanto non ci siamo mai sopportati”, come gli ha detto il capo che ha preso la decisione.
la storia di riccardo è un caso di mobbing.una denuncia all’ex suo capo non gliela toglie nessuno