In occasione della settimana mondiale dell’allattamento, le associazioni che operano a favore dell’allattamento materno, tra cui La Leche League, hanno prodotto un libricino digitale per diffondere una cultura dell’allattamento priva di pregiudizi e falsi miti. Titolo della pubblicazione: “Allattamento: bada a come parli e bada a come scrivi! Perché quello che dici e scrivi fa cultura!”.
Obiettivo dichiarato dalle autrici è quello di diffondere “un messaggio chiaro, fondato sulla realtà e sulla fisiologia, rispettoso dei sentimenti sia delle mamme che allattano sia di quelle che non allattano; un messaggio che […] contribuisca a cambiare positivamente la cultura dell’allattamento”.
Apro una parentesi per ammettere che non ho ancora letto il contenuto della pubblicazione, ma essendomi già più volte occupata in altri contesti di allattamento materno mi sento in qualche modo autorizzata a trattare il tema.
Perché la necessità di realizzare un elaborato sull’allattamento? In questo momento storico l’allattamento al seno sembra andare per la maggiore: per effetto delle azioni dell’OMS, così come di associazioni, enti e movimenti, negli ultimi anni pediatri e personale sanitario dei reparti di maternità di molti ospedali raccomandano alle puerpere di allattare al seno. Tutto ciò ha provocato un gran parlare di latte materno, purtroppo non sempre in maniera corretta, creando nel contempo una sorta di pressione sulle mamme che non desiderano allattare il proprio bambino e scatenando le critiche di una certo gruppo di femministe, prima fra tutte Elisabeth Badinter.
La studiosa interpreta le spinte all’allattamento al seno come un sintomo del ritorno dell’ideologia dell’istinto materno: “Il discorso dominante le richiama senza sosta ai propri doveri, ovvero alla propria natura. In questa stessa ottica abbiamo visto rispuntare il dovere dell’allattamento”. Non voglio qui approfondire e discutere la posizione di Badinter che, questo sì lasciatemelo dire, mi sembra piuttosto esagerata e mal posta. Ciò che mi preme sottolineare, invece, è che se le donne, tutte le donne, fossero ben informate sull’allattamento potrebbero sentirsi davvero libere di prendere decisioni sul metodo di alimentazione del loro bebè; e, nel caso optassero per l’allattamento naturale, su come approcciarsi ad esso.
Sarebbero insomma messe nelle condizioni di fare una scelta consapevole, qualunque essa sia, e di interpretare in maniera corretta le svariate situazioni che il mondo dell’alimentazione infantile può presentare loro, sollevandole così da eventuali sensi di colpa (per non voler allattare al seno, per esempio) o di inadeguatezza (per non avere abbastanza latte, altro esempio).
Per questo la pubblicazione mi sembra un’ottima e necessaria azione. Per questo desidero comunque concludere ricordando che l’allattamento al seno è molto più di una semplice questione nutrizionale: esso esprime un processo biologico perfetto dell’organismo femminile.
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