Lo ammettiamo il Festival di Sanremo che si è appena concluso è stato sorprendente per molti versi, capace di calamitare l’attenzione degli italiani senza polemiche, fatta esclusione per quella su Maurizio Crozza la prima sera. Tanta buona musica, molta educazione, un Sanremo sereno forse in parte imposto dal periodo elettorale e difficile che stiamo attraversando, ma gestito al meglio dal pacato e sempre presente Fabio Fazio e dalla vulcanica Luciana Littizzetto che ha fatto la premiere dame senza strafare o esagerare, qualche punturina qui e là, ma nulla di più.
Poi tanto merito va agli artisti selezionati, tutti molto bravi, eccetto alcuni che sono spariti con il passare delle serate, la musica è stata di buona qualità, piacevole, tipicamente italiana per molti versi. Onore al merito di Marco Mengoni che è riuscito a battere i Modà e gli Elii che con la Canzone mononota hanno letteralmente sconvolto ogni previsione. Il vincitore di X Factor, ormai qualche anno fa, è stato il cantante sul palco dell’Ariston che è cresciuto maggiormente, tirando fuori gli attributi quando necessario e sfondando nel cuore della giuria di qualità, oltre che in quello della gente, che inneggia a Mengoni sui social network e canticchia la sua canzone per strada, in autobus e in ogni dove… e in tutti i cieli e tutti i mari.
Così, visti i tanti spunti di riflessioni, le cose interessanti e quelle da bocciare, ecco una pagellona sanremese tutta da gustare, tra il serio e il faceto, cercando di dire qualche piccola verità.
Cantanti
Marco Mengoni: 10
Sanremo lo ha vinto venerdì sera, con quella magistrale e commossa interpretazione di Ciao Amore Ciao di Luigi Tenco, lì ha dato il colpo del KO a tutti i rivali, infrangendo le barriere di chi lo vedeva come “animale da talent” ancora incapace di convincere e sfondando ogni resistenza nel cuore della gente comune. Questa sua esibizione resterà nella storia di Sanremo, ne siamo certe. Ci ha messo l’anima oltre al talento e questo ha fatto la differenza, se continuerà a crescere così i big della canzone dovranno davvero stare attendi. Per non parlare dell’aria stralunata al momento della premiazione, quando Luciana Littizzetto ha dovuto sorreggerlo perché stava per svenire. Si parla tanto di giovani… eccone uno che merita, non perché sia un prodotto televisivo, ma perché semplicemente bravo e innamorato di ciò che fa. Perfetto.
Elio e le storie tese: 9 monotono
Bravi! Che gli vuoi dire di più? Hanno l’unico difetto di far emozionare con il sorriso e di essere dei mattacchioni, motivo per cui perdono di fronte a canzoni più romantiche che vanno dritte al cuore della gente. Stupende le coreografie, idee geniali, come la Canzone Mononota, un’opera impensabile per qualsiasi artista terreno. Illuminati ed Alieni, contavano sul quarto posto, gli tocca il secondo, che brucia parecchio. Ma portano a casa due premi anche loro, e poi, gli Elii sono gli Elii non c’è bisogno di vincere Sanremo per essere considerati dei fenomeni. Stranieri alla terra.
Daniele Silvestri: 8
Difficile vederlo sbagliare, quando poi si presenta sul palco vestito anche bene, capisci che questa volta è lì per vincere, peccato sulla sua strada abbia trovato Mengoni e gli Elii. Altrimenti, almeno un premio della critica lo avrebbe portato a casa. La sua canzone è bella, con tanto di emozionante interprete LIS alle spalle. Lascia tutti a Bocca Chiusa e siamo certe che il nuovo album sarà un successo. Finalmente sembra essere maturato, un grande artista che adesso sa quali sono le sue potenzialità e le sfrutta appieno. Serio.
Malika Ayane: 7,5
Ok, chiariamo subito che solo per la tinta dei capelli (inguardabile) meriterebbe 2. Come si fa a presentarsi a Sanremo in quelle condizioni? Va bene essere estrosi, ma senza sfidare troppo il buon gusto. Per il resto, la sua voce è una certezza, potente, versatile… ma poco “sfruttata” da questa canzone. Peccato. Inceppata.
Raphael Gualazzi: 7,5
Se porti il blues/jazz a Sanremo sai che stai correndo un grosso rischio, ma Gualazzi non si scompone, non è lì per vincere, ma per fare meritoria opera di promozione; poiché in Italia oltre al pop c’è anche di più. Spesso cerca più la perfezione stilistica che l’emozione e questo non lo fa arrivare a tutti, ma la canzone è bella e lui ha un’ottima voce. Dinamitardo.
Simona Molinari: 7 (10 per lo stile sensuale)
Sì parliamo di lei, solo di lei, che più della Balti e della Refaeli ha portato una bella voce, una bella presenza e tanto buon gusto nella scelta dei vestiti sul palco dell’Ariston. Se a questo aggiungiamo che ha anche un bella voce, con cui però sembra soltanto saper cantare, è impossibile mettere in dubbio che dopo Luciana Littizzetto è stata la presenza femminile più gradevole sul palco dell’Ariston. Gnocca.
Antonio Maggio: 7
Chi avrebbe scommesso un euro su di lui? Forse nessuno, con il Cile in gara, i Blastema già seguitissimi da fan assatanate e Rubino, nessuno pensava all’esule degli Aram Quartet, ed invece, te lo ritrovi in finale contro la Porceddu e lì capisci che ha la vittoria in tasca, con quell’aria un po’ così, quel sorrisetto un po’ così… Fortunello.
Il Cile: 7
Quando si dice che non sempre i migliori vincono. Grande voce e bella canzone, ma viene segato subito. Siamo certe che saprà rifarsi, perché tanto lui ha già un presente e saprà crescere in futuro. Lo rivedremo all’Ariston? Dopo questa esperienza sanremese non si sa. Sfortunello.
Modà: 6
Kekko è Kekko, ma questa volta non vincono (per fortuna), la musica è esattamente la loro, la voce quella di sempre. Hanno fatto tutto alla perfezione, ma non sono cresciuti di una virgola, mai un’emozione partita per sbaglio. Perfetti anche loro, ma monotoni. Dovrebbero andare a lezione da Elio per arricchire il repertorio. Sottotono in mononota.
Annalisa Scarrone: 6
Ci aspettavamo tanto da lei, ma chissà per che, chissà per come la voce non è uscita fuori, così come la sua espressività. Rimandata.
Maria Nazionale: 6 (10 per la quinta)
Signora della musica neomelodica, sale sul palco con le sue doti in bella vista, tanto da suscitare l’invidia della Littizzetto ogni sera che la presenta è uno sguardo “oltre la siepe”. Lei canta bene composta, sorridente, mediteerranea. Tanto donna da far impallidire la già anemica Bianca Balti nella serata finale. Femmena.
Max Gazzé: 6
Passi per lo smalto nero, ma presentarsi con la lentina azzura a simulare l’occhio di vetro, dimostrano che Max ultimamente non è che stia proprio bene bene. Anche perché anziché pensare ad innovare il look, dovrebbe innovare un po’ il suo repertorio. Bella voce, bella canzone, ma una sorpresa ogni tanto… Desueto.
Simone Cristicchi: 5
E’ stupendo, lo diciamo seriamente, che ci siano artisti che facciano testi tanto impegnati. Solo che parlare di morte, in un periodo come questo (di cataclismi, crisi e meteoriti) non è proprio una trovata geniale. A Sanremo caro Simone porta qualcosa di più gioioso, con la tua parte impegnata hai già vinto, replicare sarebbe stato troppo. Grigio.
Chiara Galiazzo: 4
Qualcuno si è accorto della sua presenza a Sanremo? Eccetto che per quell’orribile vestito di venerdì che la faceva sembrare una statua di sale tozza e goffa!? Noi, di Chiara non ce ne siamo accorte. L’emozione l’ha bloccata, impallata. La sua splendida voce non è mai venuta fuori netta, decisa, vincente; evidentemente anche la canzone scelta dal pubblico la prima sera non ha aiutato… Un vero peccato perché non sbaglia mai una nota, ma se non tira fuori gli attributi. Impreparata.
Almamegretta: SV
Ricordavano un po’ i Marlene Kuntz dello scorso anno, ma si sono saputi ambientare meglio. Venerdì, poi, quando si sono presentati sul palco con Marcello Coleman e Clementino, chiudendo la canzone con un inequivocabile “lasciate crescere l’erba”, sembrava di essere in Piazza San Giovanni, più che a Sanremo. Insoliti.
Sergio Rubino: Menzione speciale 9
Il ragazzo ci sa fare, canta bene e porta sul palco dell’Aristo una canzone coraggiosa, apprezzatissima dalla comunità gay e lesbica, ma che evidentemente non è stata amatissima dai cattolici. Così, per non creare un caso si è preferito lasciarlo cadere in purgatorio, ma ha stoffa e farà strada. Temerario.
Comici, intrattenitori e altre presenze sanremesi…
Luciana Littizzetto: 10
Incredibile, il giorno di San Valentino ce lo ricorderemo per il suo monologo, per il suo balletto, per quella sana voglia che ci mette nel ridare dignità alle donne in un Paese dove troppo spesso sono sottovalutate. Tutto il resto è solo ordinaria amministrazione. Grandiosa.
Fabio Fazio: 9
Che dire? Ci ha stupito con un Festival pulito ma capace di attrarre. Onore a lui che ha lavorato in silenzio ed ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. Ormai è un uomo di televisione navigato, sa quali sono le mosse giuste per non scontentare il pubblico e le mette in atto. Sarà un paragone ardito, ma sembra che sia lo Steve Jobs della televisione italiana. Lui sa quello che gente vuole. Visionario.
Asaf Avidan: 9
L’artista israeliano arriva sul palco dell’Aristo in punta di piedi, poi tira fuori una versione unplugged del suo successo Reckoning Song (One Day) che parla al cuore e fa tremare i polsi. Una voce eccezionale capace di tirare chiunque all’interno di un vortice di emozioni. Asfissiante.
Stefano Bollani: 9
Un genio gli dici il nome di una canzone e lui la trasforma in melodia, mixa, vola, veleggia sui tasti del pianoforte e porta una nuova dimensione musicale a Sanremo. Accanto alla definizione di talento musicale ci dovrebbe essere la sua foto; ed è anche simpatico. Merlino.
Maurizio Crozza, Neri Marcoré e Claudio Bisio: 8
Il voto ai comici lo diamo assieme e lo diamo alto, poiché Neri e Bisio alla fine hanno giovato delle proteste a Crozza. Ci hanno giocato su regalando qualche minuto di risate e tante riflessioni. Non condividiamo le critiche a Crozza, o meglio le contestazioni; poi che abbia fatto “spezzoni” già sentiti è un altro paio di maniche. Ma su 15 milioni di telespettatori, solo un paio di milioni se ne saranno accorti. Squadra.
Bar Refaeli: 7
Bella, elegante, raffinata… a tratti anche simpatica quando Fazio le si scioglie ai piedi. Ma nulla di più. Il pezzo alla batteria dite? Mio nipote di 5 anni avrebbe fatto di meglio, per molto meno… Eterea.
Roberto Baggio: 7
Ti chiedi che ci faccia lui sul palco dell’Ariston e poi ti tira fuori un monologo appassionato dedicato ai giovani. Hai capito il Divin Codino? Belle parole a tratti accorate, pronunciate da una persona vera come difficilmente capita. Maestro.
Beppe Fiorello: 7
Vederlo cantare con la giacca di Domenico Modugno ha messo la pelle d’oca, lui si cala nel personaggio, ci crede e ci mette tutto quello che ha. Un grande attore, certo da fiction, ma comunque apprezzabile. Poliedrico.
Andrea Bocelli: 6
Quando sale sul palco ti aspetteresti sempre quel qualcosa in più, invece canta nella norma, come sa fare bene, fa “entrare in società” il figlio (bel ragazzuolo) e vola via, senza lasciare quel consueto strascico di emozioni che la sua voce sa dare. Appannato.
Toto Cutugno e l’Armata Rossa: 5
Il voto è per la simpatia e per Ogbonna che lo chiama Totò! Ormai sta più in Russia che in Italia e quando riempie il palco del coro dell’Armata Rossa, pensano tutti che ci sia qualcosa che non va. Sarà pure l’italiano vero, ma ha fatto il suo tempo. Arrugginito.
Albano: 4
Come le flessioni che fa sul palco dell’Ariston. Ha ancora una gran voce, duetta con Luciana Littizzetto e Laura Chiatti (6, perché sta al gioco e canticchia senza stonare), ma ogni tanto bisogna dare il buon esempio e lasciar spazio ai giovani anche su un palco. Inamovibile.
I figli di… : 3
Se stavano recitando sono geniali, se invece sono davvero così, non vorremmo essere nei panni dei rispettivi badanti. Una delle poche cose brutta, ma davvero brutte viste al Festival di Sanremo quest’anno. Impresentabili.
Bianca Balti: 2 (Dirigenti RAI -500.000)
Arrivata da star, con cachet da star, Bianca Balti è una presenza impalpabile sul palco dell’Ariston, se non quando Luciana la punzecchia e la prende in giro. Poi lei “spocchiosa” la sfida a sfilare ed inciampa come una novellina. Passare da una pubblicità all’Ariston non è roba da tutti, e nemmeno roba sua. Una scelta insensata, poiché non ha aggiunto nulla al Festival. Anzi, ha fatto arrabbiare tanti per il compenso “mega” e i maschietti per la mancanza di curve, sensualità e charme. Invisibile.
Antony: pauuuraaaa
Come direbbe Maurizio Crozza davanti allo sguardo del pianista e alla musicalità della canzone. Antony and the Johnsons ha portato un’aria plumbea a Sanremo, che ha soffocato tutta la serata. Sadness.