All’Università di Pavia si sta lavorando su Safefood: un sensore tascabile, economico e flessibile, che permette una rapida analisi della qualità degli alimenti; individuando, mediante una singola misurazione, la presenza di agenti contaminanti.
Il supermercato, si sa, è il posto in cui spesso ci si fa tentare da alimenti non propriamente salutari, a volte anche senza davvero sapere cosa stiamo comprando. Sì, perché può capitare di acquistare cibi che neanche sappiamo essere dannosi per il nostro organismo.
Lucia Fornasari, giovane ricercatrice 29enne della suddetta università, ha vinto una borsa di studio di 30.000 € durante la tappa triestina dello scorso 20 settembre del Tour dei Mille di Working Capital-PNI di Telecom Italia.
La ricerca, portata avanti in collaborazione con l’European Commission Joint Research Center, mira a creare un chip che possa individuare la presenza di biomolecole specifiche negli alimenti indagati.
A trarre vantaggio da questa invenzione sarebbero, prima di tutto gli addetti dell’industria alimentare e i produttori di beni destinati al consumo. Poi gli organi di controllo e sicurezza alimentare, che avrebbero a disposizione uno strumento poco invasivo, pratico ed economico da utilizzare per le loro indagini. E infine gli stessi consumatori, che spesso sono i più penalizzati dagli episodi di “mala-alimentazione” e che potrebbero impiegarlo tra gli scaffali di negozi e supermercati per essere certi della bontà di un prodotto.