Vivamus mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis!
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.
Era il Carme V di Catullo, uno dei testi di letteratura latina più amati dalle ragazze, e che fa anche amare lo studio. La passione che emerge da queste parole é emblematica di un amore travolgente e che domina la ragione. Un amore sognato e desiderato da tutte ma che spesso può diventare pericolosamente distruttivo. Pur consapevoli di ciò, le donne si lanciano nelle storie d’amore, sempre pronte a prendere tutto il bene, ma anche tutto il male da ogni momento della vita.
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