Sono passate più di 24 ore dal tristissimo annuncio della dipartita del magnifico Lou Reed, e dopo aver pubblicato su Facebook una loro foto insieme, solo nelle ultime ore sono state rese pubbliche le parole di Patti Smith, colei che unica, seconda solo al vecchio socio John Cale o la compagna di una vita Laurie Anderson, può parlare di Lou all’indomani della scomparsa.
Sarà per quello stile privo di orpelli e barocchismi che condividevano, e che lei aveva imparato da lui, sarà per quell’amore viscerale verso New York, città di nascita e/o di adozione per entrambi, sarà ancora per quell’amore tenero e generoso verso gli sconfitti, Patti e Lou avevano tanto in comune, oltre ad un’amicizia, e adesso lei dichiara: “Siamo in debito con lui”.
La Smith, “sacerdotessa del rock”, ricorda il suo primo incontro con Reed, nel 1970 al leggendario Max’s Kansas City, durante la fase calante, se così vogliamo definirla, dei Velvet Underground: “Ero così coinvolta dalla sua musica. L’ho studiata a lungo. Era un processo che mi parlava, un processo di fusione della poesia con il ritmo, un loop pulsante”.
Lui la conobbe e le presentò Clive Davis, produttore che mise mano ad “Horses”, album che diede a sua volta notorietà mondiale alla rockeuse. Da lì nacquero due grandi carriere, intrecciatesia distanza di trent’anni, per un tour che li avrebbe portati in coppia per tutto il mondo e persino da noi. Ad Associated Press Patti Smith racconta: “Walt Whitman, Federico Garcia Lorca o Edgar Allan Poe. Poteva parlare in modo articolato di ogni autore” dichiarandosi felice, per l’onda di commozione che ha attraversato tutto il mondo alla notizia della scomparsa del suo amico.
“Tanti di noi – conclude la cantante – hanno tratto beneficio dal lavoro da lui compiuto… Siamo tutti in debito con lui. Un debito che molti di noi non sono molto felici di avere. A volte vorresti immaginare di aver fatto tutto da solo. Ma penso che tutti debbano stare in fila per dire grazie a Lou, a modo proprio”.
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