Con queste parole lo scorso maggio Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook, si è rivolta alle neolaureate del Barnard College, l’università femminile associata alla Columbia University, durante la cerimonia di conferimento dei diplomi. “Fate in modo che i muri –e ne incontrerete tanti– siano esteriori e non interiori. La fortuna aiuta davvero gli audaci. Vi giuro che non saprete mai di cosa siete capaci se non provate. […] Tornate a casa stasera e chiedetevi: ‘Cosa farei se non avessi paura?’. E poi fatelo!”, ha insistito.
Ex responsabile delle vendite e delle operazioni online di Google, Sheryl Sandberg si è laureata in Economia ad Harvard con il massimo dei voti, presentando una tesi sulle conseguenze delle disuguaglianze economiche nella violenza domestica, lavoro supportato dall’allora docente Lawrence Summers. Nel 1999 Summers divenne segretario del tesoro nell’amministrazione Clinton e propose a Sandberg di diventare suo capo gabinetto: Sheryl ricevette la nomina a soli 29 anni. Nel marzo del 2008 Sandberg ha cominciato a lavorare in Facebook, facendo decollare l’azienda. Fu sua la decisione di puntare sulla pubblicità, se pur in forma discreta, per incrementare gli introiti aziendali. Scelta coraggiosa in una compagnia che offre spazi privati ai suoi utenti, ma vincente considerato che nel giro di tre anni ha fatto guadagnare a Facebook milioni di dollari e che l’azienda è passata da 130 a 2.500 impiegati e da 70 milioni a circa 700 milioni di utenti. Ma lo spirito d’iniziativa di Sandberg in Facebook non si esaurisce qui. Ha assunto una donna come responsabile del reclutamento del personale che a sua volta si è impegnata ad aumentare la presenza femminile nella fascia inferiore a quella dei quadri dirigenti. Inoltre, ha cambiato regolamento aziendale per permettere alle donne e agli uomini di assentarsi dal lavoro per quattro mesi dopo la nascita di un figlio.
Grandi successi per una donna entrata a lavorare in un tipo di azienda caratterizzata da una predominante presenza maschile (nelle più importanti società della Silicon valley –Twitter, Zynga, Groupon, ecc.– non ci sono donne nei consigli di amministrazione). Come spiega Sheryl Sandberg la mancanza di donne nei vertici aziendali?
Secondo Sandberg, il sessismo esplicito non è una motivazione sufficiente: c’è altro e questo qualcos’altro va cercato dentro alle donne. È a partire da esse che va cercata una soluzione. Quale? Sandberg sostiene che le donne dovrebbero iniziare a sentirsi più sicure di loro stesse. Buttare la maschera dell’insicurezza che, in certe situazioni, si trasforma in una forma di protezione e investire le energie per migliorarsi piuttosto che per lamentarsi di quanto subiscono. “Quando accusi gli altri di tenerti in disparte significa che accetti la tua impotenza”, sottolinea Sandberg. E allora le donne dovrebbero, ad esempio, imparare a negoziare il proprio salario come fanno gli uomini e trovare un partner che condivida con loro le responsabilità di cura e domestiche. Dovrebbero ottenere il lavoro che le appassiona prima di andare in maternità, altrimenti rischiano di rinunciare al lavoro: “non andatevene prima di esservene andate”.
Marie Wilson, fondatrice del White House Project, ha contestato a Sandberg di non considerare che la nostra non è una società meritocratica e che il coraggio, la sicurezza non bastano a colmare la lacuna delle poche opportunità: “le donne non mollano per avere un figlio, mollano perché non hanno scelta”.
E alle volte decidere di mettere al mondo un figlio rimane l’unica vera scelta. Facile parlare quando si è una delle 100 donne più potenti al mondo!
Fonti: Internazionale, 30 settembre
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