Le aree pedonali sono a stento percorribili a piedi; le strade intasate di traffico; i negozi sovraffollati e nonostante questo il numero di persone che acquista è sempre meno rispetto alla media, almeno così dicono i dati percentuali!
Si è registrato, in questa prima settimana di saldi, una contrazione delle vendite nel periodo dei saldi 2012 in confronto allo scorso anno. Vi chiederete allora: tutta quella gente in giro per negozi cosa fa? Le spiegazioni potrebbero essere tante! Innanzi tutto c’è il fenomeno della “vetrificazione”, ossia delle persone imbambolate davanti alle vetrine nella speranza di trovare qualcosa che abbia un prezzo adatto alle proprie tasche. Molto spesso questo fenomeno si traduce nel girare per ore senza ricavarne nulla di utile.
Al secondo posto, ma non per importanza, c’è la poca varietà di capi di abbigliamento che non soddisfa le richieste dei clienti; per non parlare delle rimanenze dell’anno prima che vengono riproposte come facenti parte delle nuove tendenze. Abitudine di alcuni commercianti è quella di esporre sempre le solite linee, per paura di non vendere il prodotto. Risultato? La maggior parte delle persone veste nella stessa maniera e la moda diventa quasi “indotta” dalla mancata conoscenza di altri stili.
Al terzo posto c’è il fenomeno comune del finto sconto sull’etichetta: molti commercianti aumentano il prezzo dell’oggetto in vendita per mostrare poi una percentuale di sconto che in realtà è inesistente. Il rischio in cui s’incorre spesso è quello che, l’assiduo frequentatore della boutique, fotografi il prezzo originale del capo prima dei saldi per poi mostrare al commerciante la truffa.
Al quarto posto, ci sono i venditori che tengono da parte i capi migliori per i clienti affezionati, lasciando agli altri le rimanenze e, in questo modo, non permettono un’affluenza e un target di clienti sempre diversi.
Al quinto posto c’è il problema del cambio del capo, che secondo il volere dei negozianti si accorcia a soli otto giorni. Non fatevi imbrogliare perché la legge indica un mese di tempo per il reso, per tutte le attività commerciali tranne i beni alimentari.
Infine, c’è chi rinuncia ai saldi, per via della confusione e il disordine dei punti vendita. Alcuni negozi non autorizzano neppure la prova dei capi di abbigliamento e la disponibilità del personale non è la stessa come nelle vendite a prezzo pieno, come a voler dire: il sorriso non è compreso nel prezzo! I clienti infastiditi da questa tensione vanno via e non acquistano, a meno che non siano profondamente attratti dal capo scontato.