“Abbiamo immaginato un uomo contemporaneo che guarda al passato” parola di Maria Grazie Chiuri e Pierpaolo Piccioli, duo stilistico che ha disegnato la linea primavera–estate 2013 di Valentino, andata in scena a Firenze, nella splendida cornice della limonaia del giardino di Boboli.
E come sarà dunque quest’uomo? L’ispirazione è chiara e manifesta, e nasce dal ricordo romantico delle vecchie icone di stile che hanno affollato l’immaginario di un secolo: Alain Delon con il suo portamento, Marcello Mastroianni con il suo sorriso beffardo, Steve McQueen con i suoi occhiali da sole e l’aria da cattivo ragazzo.
Questi gli emblemi inarrivabili ai quali si sono ispirati Chiuri e Piccioli per i loro disegni. Modelli ma anche clienti ideali e spettatori severi. L’umo del 2013 è, sul loro modello, vestito con cura ed eleganza, ma guarda anche al presente. I nuovi guardaroba conterranno tutti i classici, gli archetipi dell’abbigliamento maschile: dal trench, al parka, dal denim, alla sahariana, allo stampato mimetico, nessuna fantasia è esclusa purché sia portata con stile. E soprattutto sia coniugata con le nuove tendenze e necessità come, su tutte, la 24h non più nera, ma mimetica e ridotta alle dimensioni di iPad.
La mimetica di oggi è il simbolo della distinzione, non dell’omologazione. L’umo Valentino è trasgressivo nella sua classica normalità, come spiegano i due disegnatori e stilisti. La fuga dall’anonimato dunque ma anche la ricercatezza per i tessuti diversi che danno effetti tridimensionali anche alle smoking. Già in inverno la collezione “tradizionale” di Valentino era stata apprezzata e comprata da moltissimi rivenditori di tendenza, e così lo stilista del rosso rimane della sua idea, abbandonandosi di nuovo al classico. E’ nel dettaglio che la linea rivela il suo punto di forza, perché l’umo raccontato in passerella sia un uomo che esiste, che lavora e che ama la vita, e non che sia una statuina in balia dell’eccentricità di un vecchio.
Secondo Maria Grazia Chiuri, a mantenere l’aspetto macho dell’uomo, oggi, ci deve pensare proprio l’abito, dal momento che tutti i giovani uomini (o almeno la maggioranza) non resistono alla tentazione delle sopracciglia disegnate o dell’addome glabro. L’abito dunque interviene a sottolineare la mascolinità e così si prende ad esempio l’icona del passato, il grande attore, che nella sua semplice bellezza, dava il senso di potere ma anche di sobria eleganza che sembra essere il fine ultimo della linea.
Inutile nascondere che l’impresa è ambiziosa, perché sempre più spesso il limite tra vanità e malattia diventa sottile e sempre più spesso la vittima prescelta è l’uomo. Resta dunque da capire come l’uomo medio, non quello che può permettersi il Valentino, recepirà e farà propria la nuova tendenza, nel rispetto della sua mascolinità e, perché no, dei gusti della donna che gli è accanto.