Tra sigarette elettroniche, cerotti contro il fumo e divieti a norma di legge, per i fumatori sono davvero tempi duri. E per fortuna, dice chi il fumo non lo sopporta affatto!
Tuttavia sembra che per i fumatori la situazione stia degenerando più in fretta di quanto non sembri. Nuove cure, che sfiorano la follia, si stanno cercando in tutte le università del mondo e a quanto pare la McGill University ha pensato di poter curare la dipendenza dal fumo con elettrostimolazioni.
Si tratta di un protocollo sanitario che agirebbe a livello neuronale per andare ad inibire quella parte del cervello che ‘desidera’ il fumo. Lo studio, preso sul serio e pubblicato su Pnas, dice che il desiderio che risiede in meccanismi bio-chimici del cervello è alimentato anche dal senso della vista, che a sua volta innesca il ricordo della sostanza e lo stimolo a replicare: la vista di sigarette, di una persona che fuma, o anche solamente il fatto che qualcuno possa offrirci una sigaretta può bastare a far aumentare il desiderio, portando in genere il fumatore ad assecondare la dipendenza.
Lo studio si è protratto per diverso tempo concentrandosi sull’analisi cerebrale di fumatori che nell’atto di fumare ‘accendevano’ una zona del cervello situata nella corteccia para-frontale, esattamente dove risiede il desiderio. Gli scienziati hanno così proposto di disattivare quella zona del cervello attraverso le stimolazioni elettriche e magnetiche.
La conclusione è davvero scioccante! In pratica si tratterebbe di piccoli elettroshock che servirebbero allo scopo; sembra quanto meno assurdo che una tale “terapia” venga di nuovo presa in considerazione, quando una volta era usata per “curare” i malati di mente.
Tuttavia questa procedura clinica è valida ancora solo in via teorica e non possiamo pensare che l’ambiente medico possa di nuovo permettere l’utilizzo di tale tecniche che si sono dimostrate in passato così nocive per il benessere dell’individuo.