Travolgente, esilarante, acuto e senza peli sulla lingua. A 87 anni Jerry Lewis può permettersi di essere questo e anche di più, e l’ha dimostrato ieri a Cannes, quando si è presentato in perfetta forma, un arzillo nonnetto un po’ su di giri e con qualche rotella fuori posto, bravissimo a mettere in imbarazzo i giornalisti e spericolato con la lingua e con una mente brillante, mai offuscatasi dopo tanti anni alla ribalta.
L’avvertimento prima dell’incontro con la stampa è stato: “Parlate forte, scandite le parole, non fate domande difficili… Mr. Lewis ha 87 anni, è appena arrivato da Los Angeles…”. Tutto inutile, Lewis si è impossessato della scena, raccontando, quando gli andava, quello che voleva dire, su di lui, sulla sua carriera e soprattutto sul film che l’ha portato al Festival quest’anno.
La Kermesse gli ha reso omaggio con un classico L’idolo delle donne del ’61, ma ha anche presentato in esclusiva Max Rose di Daniel Noah, dove l’attore comico per eccellenza interpreta un pianista jazz. A chi gli chiede come mai questo ritorno dopo 18 anni (Il commediante è del ’95 e sembrava il suo ultimo film) lui risponde senza peli sulla lingua:
“E invece no. Perché qui c’era bisogno di un attore di
Irriverente e arguto anche quando qualcuno gli chiede un ricordo di Dean Martin, suo amico e collega di set, prima di una brusca separazione: “Non lo sai? È morto. Quando sono arrivato stamattina ho visto che non c’era e mi sono detto: deve essergli capitato qualcosa…”.
Lewis ha raccontato che Chaplin gli ha insegnato a piangere e a ridere, e si è congedato con un monito finale: “…bisogna amare di più in assoluto per cercare di fermare la violenza dilagante. L’amore e la risata possono salvare il mondo!”. E come dargli torto?