Quando si dice che l’Italia è costruita su tesori sepolti non si parla per luoghi comuni, è effettivamente così e purtroppo alcuni malintenzionati lo ricordano fin troppo spesso. L’ennesima conferma ci è data dallo strepitoso ritrovamento presso Elce, dove durante la costruzione di una villa sono stati riportati alla luce preziosi reperti risalenti agli etruschi.
Si tratta di 23 urne funerarie messe in salvo dagli esperti dei carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio culturale. I pezzi sono stati recuperati lo scorso giugno e salvati dal destino scelto per loro: il mercato clandestino.
Quei reperti adesso sono stati destinati ad una mostra con il titolo (forse infelice ma celebrativo) “La memoria ritrovata. Tesori recuperati dall’Arma dei Carabinieri”. La mostra però non comprende solo i detti ritrovamenti, ma vede l’esposizione di capolavori dell’antichità che coprono uno spazio temporale di oltre duemila anni e sono esposti al Palazzo del Quirinale, in due sale della galleria di Alessandro VII Chigi.
I reperti appartenevano alla famiglia dei Cacni, e sono stati letteralmente salvati dalle ruspe di demolizione. Le urne sono dei veri e propri capolavori di arte funeraria, e raffigurano scene ispirate al mondo greco realizzate con una tale perizia da confermare l’appartenenza ad un alto ceto sociale della famiglia.
Il curatore della mostra, Luis Godart, ha evidenziato in merito all’esposizione: “Questo recupero rappresenta una delle scoperte più straordinarie dell’etruscologia negli ultimi 50 anni.
Per la prima volta è stato portato alla luce un intero mausoleo” che però si sarebbe potuto conservare meglio se a scoprire il sito fosse stata una spedizione archeologica e non una ruspa.
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