Il palinsesto di Rete 4 per questo dicembre è stato decisamente bizzarro. Nell’Italia di donne-veline, raccomandate in politica, donne-oggetto, la decisione di mandare in onda tutte le domeniche sera in prima serata Downton Abbey è apparsa decisamente un raggio di sole in una giornata uggiosa. Un segno di speranza che qualcosa, anche sulla televisione italiana (da sempre la più restia ad affidare meriti a donne che non siano la Simonona nazionale o la De Filippi) stia cambiando.
Dietro alla facciata prettamente tradizionalista di questa miniserie inglese che tende da un lato a glorificare le divisioni di classe dell’età edoardiana e a dipingere con tratti delicati l’aristocrazia del periodo, la serie è una vera e propria apologia non tanto del rigido passato dell’Inghilterra di inizio Novecento, quanto piuttosto dell’evoluzione in termini di consapevolezza, diritti e ambizioni della figura femminile.
La storia si consuma tutta all’interno della dimora signorile del conte e della contessa di Grantham nell’immaginaria Downton Abbey, che, non avendo avuto figli maschi, hanno come unico erede un cugino lontano, Matthew. Al di là degli intrighi di corte, delle relazioni affettive e lavorative che si instaurano tra le camere della villa e nel sottoscala tra la servitù, la serie racconta un’Inghilterra piena di cambiamenti. Non lasciatevi confondere dai due ruoli maschili, quello di Robert Crawley, Conte di Grantham e Matthew Crawley, le vere protagoniste di questa fiction sono le donne.
Chi più restia chi meno, tutte pronte a prendere in mano la propria vita: c’è Lady Sybil (la figlia minore) attratta dalla politica e dal movimento delle suffragette, che da fine Ottocento aleggia nell’atmosfera inglese. Lady Mary, la maggiore, che subisce il fascino di un ambasciatore turco e cede alla tentazione, in contrasto con le rigide regole morali imposte alle donne di allora. Allo stesso modo la complottista Lady Edith, che dovrà aspettare la seconda stagione prima di capire di voler essere qualcuno e non una bambola di corte, da vestire e addobbare per le feste. Anche nei volti più maturi, quello di Maggie Smith (l’ex Professoressa Minerva McGranitt nella fortunata saga di Harry Potter, che interpreta qui Violet, la Contessa Madre di Grantham) e Elizabeth McGovern (ovvero Cora, la Contessa di Grantham) la convinzione che il ruolo della donna sia diverso rispetto a quello fino a quei tempi ritenuto normale prende piede.
Sullo sfondo l’Inghilterra vive le sue tragedie, dall’affondamento del Titanic allo scoppio della prima guerra mondiale. E proprio quest’ultima a cambiare definitivamente l’idea del gentil sesso vigente: un’idea, che ogni tanto, faremo bene a ricordare, anche nell’Italia del 21esimo secolo, quella in cui le donne avranno anche la possibilità di scegliere, ma non sempre quella scelta è poi davvero libera.
Oltre a una sceneggiatura degna di nota, a una ricostruzione degli ambienti elegante, raffinata e fedele a quella di un tempo, Downton Abbey (la cui ultima puntata della prima stagione andrà in onda domenica 1 gennaio) è anche tutto questo: una serie al femminile in un mondo a quei tempi ancora fortemente maschile. Quale miglior auspicio per il 2012?
Bellissimo articolo e bellissima serie!!!L’ho vista in internet ben prima della messa in onda su REte 4 e l’ho rivista di nuovo in televisione.E’ davvero una delle serie più belle degli ultimi 10 anni!Ovviamente al mio fidanzato è piaciuta di meno,è a tutti gli effetti una serie molto femminile!