Sebbene la crisi economica incalzi nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa, facendo terra bruciata ai tanti giovani e meno giovani in cerca di un’attività lavorativa che dia sostentamento (in questo periodo non si può chiedere di più, purtroppo), ci sono ancora dei mestieri con molti posti vacanti, in parte dimenticati, che non attraggono i tanti disoccupati italiani.
Sto parlando di una buona parte di lavori da svolgere manualmente, per i quali sussiste un altissimo livello d’offerta ma non c’è domanda in quanto richiedono specifiche professionalità ed in parte sono attività sacrificanti.
Sarti, falegnami, panettieri, operai specializzati… tutte professioni che nessuno cerca ma che offrirebbero tanto. I giovani, in Italia, mirano a terminare gli studi, ad una laurea e, ultimamente, anche a master e a specializzazioni post laurea, visto che non riescono a trovare lavoro nei settori per cui hanno studiato, continuando a fare gli studenti aspettando tempi migliori e aspirando al lavoro della loro vita.
Naturalmente non è tutto oro quello che luccica, poiché la strada degli studi, molto spesso gli si ritorce contro ed è più complicata di quanto sembra. Da un’indagine svolta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sono emersi dati alquanto significativi: molti giovani non cercano lavoro, e se lo cercano non hanno possibilità di accedervi perché privi di un percorso formativo ad hoc.
Alcuni esempi di attività sono quelle dei baristi, macellai, camerieri, installatori di infissi, falegnami, pasticceri, panettieri, tutte professioni dure, molto spesso con turni lavorativi spalmati per tutto il giorno (fino a tarda notte e prestissimo al mattino), ma che potrebbero portare elevati ricavi, nonostante la strada impervia.
Altri lavori con sostanziosi posti vacanti ma che richiedono un preciso percorso formativo sono quelli eseguiti dai tecnici informatici, dagli operai specializzati e dagli infermieri. Di questi ultimi, soltanto nel 2012, c’è stata una richiesta di ben 22.000 nuove unità, ma il numero chiuso previsto dalle università (16.000 complessivi alla triennale) non facilita la copertura di questi posti.
I posti di lavoro, che nessuno cerca e nessuno vuole, dunque, in Italia ci sono, e ammontano a circa 150.000. Questo dato dovrebbe farci riflettere.
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