I dati Istat sulla disoccupazione nel mese di agosto sono da film dell’orrore. Il 12,2% della popolazione italiana è a casa senza lavoro e la percentuale è cresciuta dello 0,1% rispetto a luglio e addirittura dell’1,5% su base annua. Le previsioni per fine 2013 sono nere e ci si aspetta che per la fine dell’anno, l’aumento della disoccupazione rispetto al 2012 si aggiri intorno al 14,5%, con un totale di 3.127.000 italiani a casa.
Ovviamente il dato più interessante è quello sulla disoccupazione giovanile, ma allo stesso tempo è anche quello più complicato da interpretare. Il tasso di disoccupazione nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni è del 40,1% (cifra che comprende i disoccupati e quelli in cerca di lavoro), in aumento dello 0,4%rispetto a luglio e del 5,5% in un confronto tendenziale. Era dal gennaio 2004 che non si raggiungeva una percentuale così alta su base mensile e dal primo trimestre del 1977 che non si raggiungeva una tendenza così negativa su andamento trimestrale.
Ma, come abbiamo accennato, il dato Istat è anche complicato da interpretare: cosa vuol dire che la fascia di disoccupati comprende un’età che va dai 15 ai 24 anni? La scuola dell’obbligo non “occupa” i ragazzi fino ai 18 anni? E per di più, alla fine della scuola superiore, il 51% dei neo diplomati sceglie l’università, che li impegnerà presumibilmente fino ai 24-25 anni, per cui: che senso avrebbe calcolare la disoccupazione nella fascia di età che va dai 15 ai 24?
Quello che preoccupa è il non detto, probabilmente se l’Istat si interessasse alla fascia di età successiva, quella che va dai 25 ai 32-33 anni, il dato sarebbe ancora più catastrofico.