La descrizione di Manila da parte di Dan Brown come “le porte dell’inferno”, nel suo ultimo capolavoro, ha scatenato proteste tra gli ufficiali della capitale filippina. Il libro “Inferno”, pubblicato il 14 maggio di quest’anno, è il sesto thriller scritto dall’americano Brown e descrive un visitatore della città, che è distrutta dalla povertà, criminalità e prostituzione.
Il portavoce del governo della capitale filippina, Francis Tolentino, ha scritto una lettera a Brown, giovedì, affermando che il libro è “finzione” e aggiungendo: “siamo molto delusi della sua interpretazione sbagliata della nostra amata metropoli”.
Tolentino ha contestato la descrizione “porte dell’inferno”, e la definizione di Manila, come una città povera ed inquinata. Inoltre, ha dichiarato che il romanzo non riconosce il popolo buono e compassionevole dei filippini. Tolentino ha aggiunto: “In verità, la nostra terra è un’entrata al paradiso. Ci auguriamo che questa lettera possa illuminarla e guidarla, la prossima volta, che citate Manila in una delle sue opere”.
La casa editrice, Doubleday, non ha voluto commentare quando è stata contattata da The Associated Press. “Inferno” è già un best-seller, a poco più di una settimana, dal suo debutto. La storia ha caratteristiche epiche dell’opera di Dante e il protagonista è sempre lo studioso di simbologia dell’università di Harvard, Robert Langdon, già presente nel kolossal “Il Codice Da Vinci” e nel suo seguito “The Lost Symbol”.