“Equality in the Home”, questo è il titolo dello studio norvegese dove Thomas Hansen, in qualità di co-autore, sostiene che le coppie di oggi che condividono il lavoro all’interno della casa non riescono ad ottenere un rapporto soddisfacente. Hansen ha detto: “La maggior parte della gente immagina che la rottura avvenga in misura superiore nelle famiglie con meno parità in casa, ma non è così infatti le nostre statistiche dimostrano il contrario...”.
Uno dei motivi è la sovrapposizione delle competenze. Ci sarebbero meno litigi se ci si dividesse i compiti in maniera rigida, senza “calpestarsi i piedi” a vicenda. Nella realtà è molto difficile trovare una famiglia organizzata alla perfezione, quindi capita che i partners facciano gli stessi mestieri, una volta per ciascuno, suscitando la voglia di correggersi a vicenda e quindi di appesantire l’atmosfera familiare. Magari quando l’uomo rifà il letto, la donna toglie le pieghe rimaste alla coperta vanificando gli sforzi fatti dal compagno. La stessa cosa quando stira, quando veste i figli, quando lava i piatti. Il confronto-scontro è inevitabile e ci si ritrova quasi a competere l’uno con l’altro.
La ricerca affronta il tema matrimonio e afferma che se non è visto come un rapporto privilegiato tra due persone che va al di là di ogni altra cosa, è inevitabile l’insorgere di tensioni e contraddizioni. Si hanno meno capacità (e voglia???) di perdonare l’altro e di assorbire e lasciar passare le cose negative. Quello che Hansen consiglia, in conclusione, è la necessaria chiarezza dei ruoli senza invasioni di campo e conflitti d’interesse. Ma così, più che un matrimonio, a noi sembra un contratto societario con la suddivisione delle quote azionarie (che tristezza!).
Ma in Norvegia come sono messi? Beh… su 10 donne sposate, 7 sono casalinghe o comunque lavoratrici che però svolgono la maggior parte dei lavori domestici e, secondo i dati, con grande sorpresa quelle 7 donne, sebbene oberate di lavoro, registrano i tassi maggiori di felicità e soddisfazione.