Quest’anno il premio Nobel per la letteratura è stato assegnato al poeta svedese Tomas Tranströmer. La ragione? “Attraverso le sue immagini dense e limpide, ci ha offerto un nuovo accesso alla realtà […] La gran parte della poesia di Tranströmer è caratterizzata da economia di linguaggio, concretezza e metafore struggenti”.
È dal 1996 che il Nobel non viene conferito alla poesia: l’ultima ad essere premiata è stata la grande poetessa polacca Wislawa Szymborska.
Tradotto in quasi 50 lingue, psicologo di professione e appassionato di musica, Tomas Tranströmer è nato a Stoccolma il 15 aprile del 1931. Ha scoperto l’amore per la poesia già in giovane età, pubblicando a soli 23 anni con Bonnier, una delle più note case editrici del nord Europa, la sua prima raccolta, 17 dikter (17 poemi). Ed è proprio la prestigiosa casa editrice a definire la poetica di Tranströmer “un’analisi permanente dell’enigma dell’identità individuale di fronte alla diversità labirintica del mondo”.
Scegliendo il verso libero come principale forma espressiva, nel 1954 Tranströmer ha pubblicato Hemligheter pa vagen (Segreti sulla via), seguiti nel 1966 da Klangar och spar (Echi e tracce). Dopo essersi ripreso da un ictus che lo ha colpito nel 1990 togliendogli la capacità di parlare, il poeta torna a regalarci il suo sguardo sul mondo con la raccolta Sorgegondolen, tradotta in italiano come La gondola funebre, opera che in Svezia ha venduto 30.000 copie. L’ultimo libro uscito in Italia è Poesie dal silenzio e tra poco potremmo leggere Il grande mistero, una raccolta di 45 haiku svedesi, poesie in stile giapponese che richiamano un aspetto della natura.
La natura che, costante nelle sue opere, diviene insieme occasione e mezzo per riflettere sull’identità umana. Un poeta svedese ha definito i suoi componimenti “preghiere secolari”. Per fortuna che ci sono ancora i veri poeti! Grazie, Tomas Tranströmer!
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