Il poeta “è scettico e diffidente… nei confronti di se stesso. Malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta, quasi se ne vergognasse un po’”. Secondo la poetessa polacca Wislawa Szymborska è questa la definizione più calzante di quello che non può essere definito neanche un mestiere, ma una inclinazione dell’animo, un’esigenza che, come lei stessa ha testimoniato, non abbandona il designato neanche se questo lavora come dipendente alle ferrovie.
Raggiunse la notorietà qui in Italia solo dopo la pubblicazione della raccolta Vista con granello di sabbia per Adelphi. La sua non è la storia di una eroina che combatte a viso aperto contro la guerra e l’orrore, è più la semplice esistenza di una donna, incredibilmente forte dietro l’apparenza diafana, che ha vissuto per la poesia, raccontando principalmente con dolcezza e ironia la finitezza dell’uomo.
Questo concetto, apparentemente pessimista,
Eppure per lei l’uomo rimaneva finito, senza nessun futuro e senza nemmeno passato, un essere presente e contingente. Era schiva, delicata, poco nota qui in Italia soprattutto perché non se ne andava molto in giro. La sua poesia, in apparenza semplicissima, deborda in realtà del suo antiplatonismo, ovvero del suo costante e deciso rifiuto dell’esistenza di un mondo, quello delle idee proclamato da Platone, che fosse sempre immutabile e di riferimento per l’uomo. Ricordava per lo più quei sapienti stoici, che con serenità vivono la propria esistenza senza crearsi aspettative o sogni, viveva con gioia l’hic et nunc secondo una sua massima che possiamo considerare emblematica: “Tutto è mio, niente mi appartiene”.