Si torna ancora a parlare del caso che ha diviso il web e non solo a metà, ovvero della vicenda che riguarda il cantante Massimo Di Cataldo e la sua ormai ex compagna Anna Laura Millacci. Con il passare del tempo spuntano nuovi particolari e nuove notizie sulla vicenda, alcune delle quali mettono dubbi, altre stupiscono e altra ancora scioccano nel vero senso della parola.
Ormai da venerdì sera il cantante che vinse nel 1995 Sanremo giovani con Che ne sarà di me, è al centro di una tempesta mediatica. Come tutti ormai ben saprete, infatti, quella che è stata la sua compagna per 13 anni, Anna Laura, ha denunciato, ma solo su Facebook, Massimo di violenza, una violenza durata 13 anni fa che a quanto pare avrebbe provocato anche un aborto alla quinta settimana di gravidanza.
Mentre il cantante continua a difendersi smentendo la notizia, la Millacci concede un’intervista a Selvaggia Lucarelli e spiega un po’ di cose; a partire dal fatto che le immagini su Facebook sono state postate con il pensiero che potessero vederle solo i contatti amici e non tutti (così è infatti… peccato, però, che sono stare riprese da tutti e ripubblicate).
Due, però, sono le cose che saltano maggiormente all’occhio in tutte queste notizie. La prima consiste nel fatto che la donna, dopo tutto ciò, non denuncerà Di Cataldo; in una delle tante interviste, infatti, si legge:
“Non lo voglio denunciare. È il padre di mia figlia. Non mi sono resa conto che le foto erano visibili a tutti, pensavo che potessero vederle solo i miei contatti. Non mi ha chiamata nessuno, né avvocati, né polizia. Solo l’ufficio stampa di Massimo chiedendomi di togliere le foto da Facebook”.
La cosa che ci ha lasciate più perplesse, però, si trova nell’intervista di Selvaggia Lucarelli e consiste nel fatto che Anna Laura ha trasformato il suo aborto in un quadro, ma nel vero senso della parola. La Millacci afferma:
“lo so che può suonare folle per chi non fa il mio lavoro, ma quando ho abortito ho preso tutto quello che il mio corpo stava espellendo e l’ho messo su un quadro che si chiama “Le cose che ho perso”. L’ho fatto per non dimenticare e lo guarderò ogni volta che mi verrà la tentazione di perdonare. Se non mi crederanno, troveranno tutto nel mio quadro che ora è nascosto nell’armadio”.
Cosa decisamente discutibile.