La velocità con la quale i rapper combinano le parole dando vita a frasi di senso compiuto in pochi secondi, il costruire un testo rimato da cima a fondo, l’improvvisazione nel corso di un contest freestyle battles: luogo in cui due esecutori si sfidano abilmente a colpi di rime; è un mondo davvero affascinante, ed è sorprendente la facilità con la quale i rapper lo affrontano.
Ma cosa avviene realmente nel cervello di un rapper?
Se lo sono chiesti due neuroscienziati affiliati: Siyuan Liu e Allen Braun, ricercatori di centri medici statunitensi che per mesi si sono dedicati allo studio del cervello dei “cantanti di strada”.
Hanno partecipato all’esperimento dodici artisti del freestyle, i quali sono stati sottoposti a due diversi tipi di test: il primo basato sull’improvvisazione di rime e parole su un determinato beat; poi, sullo stesso ritmo, si sono esercitati rappando un testo appreso in precedenza.
Dai risultati, è emerso che quando un rapper fa freestyle, attiva determinate parti del cervello spegnendone altre e che in realtà sono diverse le funzioni cerebrali attivate durante il freestyle rispetto a quelle messe in moto dalla mera esecuzione artistica, di un testo già memorizzato.
La creatività e l’improvvisazione, innescata nel corso di un freestyle, caratterizzano quindi un percorso cerebrale distinto rispetto a quello compiuto durante un’esibizione rap, pur essendo quest’ultima complicata poiché scandita da tempi veloci e da battute ritmate.
I due ricercatori hanno così scoperto che durante il freestyle, l’attività della corteccia prefrontale (parte del cervello associata al linguaggio), cambia, velocizzando le associazioni delle idee alle parole grazie anche ad un forte intuito sviluppato da alcune terminazioni precise nel cervello e ad una condizione di rilassamento delle funzioni esecutive di quest’ultimo, il quale permette processi di accostamento di parole, liberi da censure.
Altre parti del cervello, che risultano stimolate dall’esperimento, sono il corpo amigdaloideo (zona che gestisce le emozioni) e l’area della corteccia legata ai movimenti corporei.
Le attività sviluppatesi in differenti zone cerebrali, evidenziano quindi come la creatività metta in moto un unico network neuronale in grado di legare linguaggio, atteggiamento e movimento.
In conclusione, risulta che i rapper fanno un uso del cervello diverso rispetto al nostro, utilizzando e sfruttando maggiormente zone che noi usiamo con più lentezza. D’altronde la facilità con la quale giocano velocemente con le parole, dando vita a vere e proprie poesie, ne è un chiaro esempio.
Saranno, per caso, più intelligenti di noi?
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