Dal Canada arriva una scoperta che potrebbe rivoluzionare il complesso, doloroso e poco conosciuto mondo della malattia mentale.
Un team di ricercatori della University Health Network, guidati dal Professor Andres Lozano, ha infatti scoperto che il meccanismo alla base del funzionamento del pace maker può avere effetti positivi anche su malattie come depressione cronica, Parkinson, anoressia e bulimia.
Attraverso una risonanza magnetica, il team di ricercatori ha individuato con precisione le fibre nervose si cui agire, collegandovi gli elettrodi che generano impulsi, quasi a simulare un pacemaker cerebrale.
Questo tipo di impianto sarebbe molto invasivo, dal momento che va impiantato nella materia grigia e prevede anche dei “cavi in uscita” per regolare gli impulsi. Il dispositivo dovrebbe poi funzionare con batterie che ne garantirebbero il funzionamento.
Tuttavia questi fastidiosi ostacoli (anche) estetici potrebbero essere superati in breve tempo e potrebbe rimanere, di questa scoperta, solo l’incredibile portata rivoluzionaria per curare malattie come la bulimia e l’anoressia, che ancora oggi hanno origine complessa e composita e si mescolano il più delle volte con delle turbe psicologiche che troppo spesso sfociano nella vera e propria depressione.