Il punto di non ritorno – ora lo so – fu quando mi lasciai alle spalle il mio Samsung a tastierina per fuggire insieme ad un altro cellulare, stessa marca ma nuova generazione, un Touch Screen trovato in offerta al supermercato.
Fu così, senza un vero perchè, che entrai in punta di piedi nell’universo Smartphone. E cos’è questa magia che tu sfiori lo schermo e succedono le cose? Solo gli sportelli bancomat fino a quel momento erano capaci di tale potere, costringendoci peraltro ad appoggiare i polpastrelli su video colonizzati da germi di varie provenienze e screziati da aloni misteriosi.
Ci misi poi almeno un anno a capire che il touch era solo la punta dell’Iceberg, lo stesso ghiacciaio che seguendo la deriva dei tempi stava per affondare il Titanic del mio freddo distacco dagli oggetti tecnologici.
Il fatto è che per me, all’epoca, un telefono era un telefono e serviva – appunto – per fare telefonate, ovvio (lo stesso passaggio lento lo attraversai quando ci misi un anno ad accettare che un cellulare poteva mandare messaggi, messaggi! E dopo fu il baratro). Mentre per andare on line il PC era lo strumento necessario con annessi e connessi.
Ma accadde quello che doveva. E così come l’uomo scoprì il fuoco e la ruota, con inconsapevole naturalezza, prima di tutto io compresi che la parola Android non era pericolosa, che non rischiavo bollette da chiamate in Alaska in orario di punta solo a pronunciarla.
Si trattava di un “sistema operativo” (non son nemmeno troppo sicura di quel che sto dicendo, chiedo venia), in particolare del MIO sistema operativo, che mi permetteva l’accesso al web. E che addirittura godeva di molti estimatori e altrettanti detrattori, ponendosi direttamente in gara con la Apple e i suoi incommensurabili i-Phone, oggetti di un culto che non avrei mai pensato di poter frequentare un giorno.
In ogni modo oggi ero parte di una grande famiglia ora, ero omologata e potevo pensare che in futuro sarei stata in grado di affrontare sicuramente nuove frontiere tecnologiche.
Il vero unico sicuro momento decisivo fu però quando un’amica mi propose di “scaricare WhatsApp”. Scaricare da dove? Come? E soprattutto perché? “Messaggi gratis, capisci? Sempre!” Messaggi gratis. L’oasi della digitatrice furibonda, il Nirvana della Vestale dell’sms, la salvezza delle mie ricaricabili e del conto in banca. Fino a quel momento non esisteva offerta o promozione che io non avessi potuto stracciare in quattro e quattr’otto. Senza contare il salasso dei periodi di innamoramento, le centinaia di messaggini civettuoli di buongiorno, buon pranzo, buonanotte, cosa fai? Mi pensi? Ma quanto mi pensi? Ora tutti gratis.
Ma. Occorreva innanzi tutto che anche l’altro interlocutore avesse accesso all’APP (altra misteriosa parola, negata alla mia generazione e ora assorbita per osmosi e per sopravvivenza) e possedesse quindi uno Smartphone. Cominciai a dividere inconsciamente il mondo in due categorie: quelli che erano al passo con i tempi e quelli che no. E che continuavano a pagare gli sms, costringendo pure me a farlo se volevo frequentarli.
Lentamente WA (così, amichevolmente, un po’ come FB per gli amici) si insinuò nella mia vita, usi e costumi, con discrezione. Ho sempre odiato le chat, il sovrapporsi nevrotico di domande e risposte, le intrusioni non ponderate a tutte le ore, e soprattutto la reperibilità non ricercata. Ebbene sì. Se WA permetteva di scambiare anche foto, file e pure mappe, è vero che denunciava implacabilmente la mia presenza e pure l’orario della mia ultima visita. Indiscreto. Anche perché non è che a me importi molto saperlo degli altri. In generale.
La cosa assume però tutta un’altra colorazione quando mi inoltrai in una inquieta e instabile liason con un uomo sfuggente. E, mea culpa, fui proprio io, travolta nel gorgo dei messaggini ad oltranza a costo zero, che lo spinsi al passo fatale. Che divenne l’economico proseguimento di romantiche mail e telefonate di ore. A quel punto, guardandomi indietro che dignità che recuperavano i tanto sviliti sms! Indici di tutta la “grandeur” di un corteggiatore che non aveva a cuore la lunghezza e la quantità dei suoi messaggi, purché tu ne fossi felice.
Ora, dato che non ti costa niente, che valore potrà avere pure il Cantico delle Creature se lo spedisci in comode dispense via chat? E così via di iconcine, cuoricini, animaletti adorabili come non si dica. Un click ed è fatta, anzi, lo sfiorare della punta di un dito, ecco.
Ma la trappola non scatto a questo punto. Quello che accadde fu altro. Sono perfettamente consapevole del mio Lato Oscuro da “control freak”. Dammene la possibilità e io divento peggio del Grande Fratello, per questo, conoscendomi, mi tengo alla larga da tutti i possibili sistemi. Quanto è meglio pensare “Occhio non vede, cuore non duole?” A questo per fortuna mi ha portato la maturità. E per questa ragione evito come la peste profili Facebook di aspirabili fidanzati o compagni periodici. Non voglio sapere, ecco tutto. Idem per la dieta: non si compra il barattolo di Nutella per mangiarne un cucchiaino al mese. Non si compra e non si mangia e basta.
Quindi che WA mi sbattesse sotto al naso continuamente “Ultima visita di Gino alle ore 18.02” (e non era on line per chiacchierare con me dato che mi aveva appena salutato al telefono, ad esempio), o peggio “Ultima visita di Pino alle ore 04.03” (ma che diavolo ci faceva a quell’ora? Con chi chattava che non ero io?) trasformò una comoda APP nell’anticamera di un incubo di cui parlai anche con la mia psicologa, che costernata non fu in grado di replicare altro se non “E lei non ci guardi”. La faceva facile lei.
Chi tra voi non ha mai controllato, e per il puro gusto di controllare e rimestare il coltello nella piaga, quale sia stato l’ultimo messaggio che la vostra metà ha inviato su WA? E chi non si è mai indignato trovandolo on line e non per voi? Del genere, se è online “Con chi diavolo sta chattando?”. Oppure se è offline “Cosa diavolo sta facendo se non sta chattando?”. E così si va di interpretazione anche se non c’è nulla da interpretare insomma.
Il fatto è poi che io tendo a parlare di tutto, quindi naturale che a “chiamiamolo_Gino” ad un certo momento, ridacchiando chiacchierina, chiesi “Ma con chi chattavi l’altra notte alle 3?”. Fu allora che sentii gli artigli del gattino che scivolavano giù lungo il vetro del mio silenzio carico di aspettative. Skreeeeeek… “Mah, no, non chattavo, era che avevo il telefono in carica e se è in carica è on line, quindi è ovvio che WA mi dichiara accessibile”.
No caro, non funziona così. Ci ho pensato, ho fatto anche le prove, e pure con lui, al ristorante, mentre aspettavamo i tortellini alla panna. E alla fine pure “chiamiamolo_Gino” si è dovuto arrendere all’evidenza. Se WA dichiara ONLINE tu sei ONLINE e basta. Ma in ogni caso non mi rispose, lasciandomi in balia di sotterranei dubbi a proposito di ballerine di burlesque e rapaci ventenni. Ma non andai oltre. Perché a volte è meglio non sapere.
Così lo lasciai la prima volta. Poi la seconda e anche la terza. E sempre cancellavo il suo numero in modo da non aver più possibilità di andare a vedere quel maledetto righino. “Ultima visita di chiamiamolo_Gino ore…”
Credevo di essere la sola matta a pensarci, nessuna amica mi aveva mai confessato niente del genere. Ma poi, cercando in rete per questo post trovai alcune cose, alcune confortanti, altre, come questa, a dire poco agghiaccianti. Praticamente un servizio di “stalking” on line a pagamento, come il detective privato Tom Ponzi solo in versione hacker. Non rivelerò il nome, ma butterò lì con nonchalance solo questo paragrafino:
“Tracciamento Whatsapp – Abbiamo capito che alcune delle conversazioni più intime tra le persone hanno luogo su Whatsapp, su iPhone e Android. Per questo motivo abbiamo creato il tracciamento whatsapp in modo da poter monitorare tutte le attività di messaggeria sul telefono… e per non farti perdere i particolari succosi!
XXXX per iPhone rivela ISTANTANEAMENTE cosa stanno facendo il tuo partner, i tuoi figli o i tuoi impiegati–velocemente, segretamente e semplicemente.
Lasciami fare una domanda – quanto pensi di poter resistere soltanto con la fiducia?
Se sei preoccupato dai segreti del tuo partner, dalle attività sospette di un dipendente o dalle azioni di tuoi figlio, XXX può aiutarti a controllare e a registrare OGNI cosa che fanno con il proprio iPhone.
Può essere difficile tenere traccia di un iPhone. Questo perché ci sono molti programmi che permettono di ‘coprire i propri segreti’.”
Aaaaargh! Cosa dire a questo punto? Che la follia è contagiosa e non ha limite? Non voglio vivere con quest’incubo. Chi mai vorrebbe. Ma anche se Internet rema contro le store d’amore, ecco balenarmi almeno per WA la parvenza di un rimedio. La soluzione? Aprire Whatsapp ad occhi chiusi per non vedere quello che non si vuole vedere, poi andare su “Impostazioni Chat”, e dopo “Impostazioni avanzate”.
Lì trovare “Data e ora dell’ultima…” e DISATTIVARLE. Ecco che per magia nessuno vedrà più quando vi siete loggati e voi non vedrete più l’ultimo login di nessuno. Il che è piuttosto onesto direi. Anche se non risolve. Perché qui in fondo non si parla di APP. Si parla di scegliere la persona giusta.
Articolo semplicemente fantastico….complimenti…!!!!!!!!!!!!!:)