Tra fischi, polemiche e scontenti si è chiusa ieri la settima edizione del Festival Internazionale del Film si Roma. A provocare i fischi è stato principalmente un evento inspiegabile che ha messo d’accordo il pubblico e la critica nel disaccordo con la giuria presieduta dal regista Jeff Nichols.
La pietra dello scandalo è il film E la Chiamano Estate, diretto da Paolo Franchi e premiato per la migliore interpretazione femminile ad Isabella Ferrari e per la migliore regia. Parlando da critico cinematografico che ha seguito il festival per intero, posso dichiarare senza paura di essere smentita che se il premio alla Ferrari può anche avere un senso, dal momento che l’attrice ha sostenuto un ruolo complicato sia a livello fisico che a livello emotivo con grande bravura e mantenendo sempre una grande classe, posso dire allo stesso modo che il premio alla migliore regia non ha senso di esistere. Paolo Franchi e i sostenitori del suo film, molto pochi a dire il vero, si sono sentiti come piccoli profeti del cinema “coraggioso”, avendo raccontato l’uno e sostenuto gli altri una pellicola che parla principalmente di sesso nel panorama del cinema italiano piuttosto puritano.
Il vero problema però è che la cosa che ha disturbato pubblico e critica è stata proprio la regia inconcludente e la tecnica cinematografica fallace, non le scene di sesso esplicito che ormai non fanno più orrore a nessuno. Chi ha visto Shame di Steve McQueen con Michael Fassbender, che allo stesso modo raccontava una sessualità malata, non ha mai riso durante la proiezione, a differenza di quello che è successo con il film di Franchi, per il quale alcuni spettatori paganti sono andati addirittura in biglietteria ad esigere indietro i soldi del biglietto! Ma il Festival non ha premiato solo Franchi, che rimane pur sempre il vincitore assoluto contro ogni pronostico.
Il Marc’Aurelio d’Oro, premio principale, è andato a Marfa Girl, altro film sopra le righe diretto da Larry Clark, che seppure non applaudito in toto, ha comunque una ragione d’esistere raccontando in maniera del tutto anarchica la sua storia, senza però tralasciare l’aspetto tecnico. Marfa Girl potrà essere visto da tutti a partire dal 20 novembre sul sito del regista, solamente in streaming in maniera legale.
Accanto alla Ferrari, ha trionfato come migliore attore il francese Jérémie Elkaïm, per il film Main dans la Main. L’attore che certamente merita il premio per la freschezza della sua interpretazione, ha “rubato” il Marc’Aurelio a Stephen Dorf, presente in sala, e a Charlie Sheen, i due principali pretendenti al premio.
Altro film italiano premiato, questa volta a ragione, è Alì ha gli occhi azzurri, opera seconda di Giovannesi che ha messo d’accordo tutti. Il vero vincitore morale del festival è però The Motel Life, straordinaria (all’interno del concorso) opera prima dei fratelli Polsky che ha vinto per la migliore sceneggiatura e soprattutto il premio BNL del pubblico.
La settima edizione sfuma così, tra le polemiche feroci della stampa indignata e del pubblico arrabbiato, quello che da stampa accreditata posso dire è che per Marco Mueller ci saranno giorni difficili, giorni in cui dovrà difendere il suo lavoro, che non è stato assolutamente da biasimare, e giorni in cui dovrà rimettersi in gioco per cominciare a costruire pezzo per pezzo l’edizione 2013 del Festival Internazionale del Film di Roma.
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